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Parkinson, svelato il meccanismo alla base delle difficoltà motorie

Neurologia Redazione DottNet | 30/06/2021 13:58

La mancanza di coordinazione nei movimenti dipenda dall'incapacità di un'area del cervello (i gangli della base) di regolare le varie fasi del movimento a causa della perdita di un neurotrasmettitore, la dopamina

Uno studio sul Parkinson pubblicato sulla rivista 'Nature Partner Journal - Parkinson's Disease', nato dalla collaborazione tra l'Istituto di biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e l'ospedale universitario di Würzburg in Germania, svela come la mancanza di coordinazione nei movimenti dipenda dall'incapacità di un'area del cervello (i gangli della base) di regolare le varie fasi del movimento a causa della perdita di un neurotrasmettitore, la dopamina.  "Abbiamo chiesto ai pazienti affetti da Parkinson di muovere il braccio per afferrare un oggetto posto di fronte a loro, un gesto comune che si esegue moltissime volte durante la giornata - spiega Alberto Mazzoni, ricercatore dell'Istituto di biorobotica e responsabile scientifico del laboratorio di neuroingegneria computazionale - e contestualmente registrato l'attività del nucleo subtalamico, una regione cerebrale funzionalmente correlata ai gangli della base. Siamo riusciti così ad analizzare quale fosse l'informazione neurale che codifica questo movimento e responsabile delle difficoltà motorie nei nostri pazienti".

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"Studiamo il Parkinson come un malfunzionamento nella funzione di trasmissione dell'informazione del sistema nervoso - continua Mazzoni - e questo ci consente di rivelarne aspetti nuovi. Crediamo che per risolvere malattie così complesse sia necessaria un'integrazione sempre maggiore tra analisi dei segnali e neurofisiologia clinica". Il prossimo passo, spiega Mazzoni, sarà sfruttare queste informazioni per rendere ancora più efficaci le terapie di stimolazione cerebrale profonda (Dbs), che possono ridurre molti dei sintomi della malattia di Parkinson. "Abbiamo anche l'obiettivo piuttosto concreto - conclude - di inserire direttamente l'algoritmo negli impianti già utilizzati dai pazienti. Questo permetterà di aprire una nuova fase nella cura al Parkinson, passando a un metodo capace di adattarsi alle esigenze dei pazienti".

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